A cura di Graziella Bonin
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Questo itinerario ciclabile si svolge in un territorio della Bassa Pianura Friulana, in Provincia di Udine, bagnato da acque di rogge e di risorgiva, di particolare interesse dal punto di vista culturale e paesaggistico.
Inizia dalla città stellata di Palmanova, attraversa le località di Jalmicco, Visco, Joannis di Aiello del Friuli, Borgo Novacco, Alture e Saciletto di Ruda, Perteole di Ruda, Aiello del Friuli, il borgo medioevale di Strassoldo, Privano di Bagnaria Arsa, per poi terminare a Palmanova.
Partendo dalla piazza esagonale della città-fortezza di Palmanova si imbocca Borgo Cividale ed uscendo dalla Porta Cividale si segue la pista ciclabile che passa davanti alla Caserma Durli e raggiunto l’abitato di Sottoselva si svolta a destra verso la frazione di Jalmicco, quindi si passa davanti all’Ospedale Civile ed in pochi chilometri si raggiunge il centro dell’abitato di Jalmicco. Si svolta a destra per Via XXIV Maggio e si raggiunge Piazzetta della Vittoria; si passa davanti alla Chiesetta e tenendo la destra, si prosegue verso Visco che dista circa km.2. Si passa davanti all’acquedotto ed in breve si arriva a Visco.
Si svolta a sinistra e si segue l’indicazione per Aiello del Friuli-Joannis.
Dopo circa km. 2 si raggiunge il suggestivo
Borgo rurale di Joannis. In questa località si possono segnalare edifici di notevole interesse come il Palazzo Strassoldo-Soffumbergo ora Frangipane; il corpo più antico del palazzo risale al XV° secolo;
- il Palazzotto Comelli-Zucco (ex proprietà Frangipane) situato nei pressi della Chiesa, in Via Garibaldi n.11, con un bel portale in pietra recante uno stemma in pietra sul quale è incisa la data 1799;
- la quattrocentesca torre fortificata chiamata “Torrassa” risalente alla fine del XV secolo situata nei pressi della Chiesa (durante le scorrerie dei Turchi, in queste fortificazioni o casa-torre, si rifugiavano la popolazione del borgo ed anche i loro animali);
- la Chiesa di Sant’Agnese;
- il particolare complesso della antica Centa con i resti dell’antico Cimitero e dell’antica Chiesa di S.Agnese in Centa. Molto interessanti anche l’edificio piuttosto fatiscente, a due piani, risalente al XV-XVI secolo, probabilmente la “casa del curato” o del sagrestano e la costruzione situata a ridosso del muro della centa, dotata di un porticato con cinque arcate in cotto, chiamata “canipa con il “sollaro” (la vecchia cantina ed il granaio), dove venivano immagazzinate le derrate che i coloni versavano alla Chiesa e cioè “le decime”, un decimo del raccolto. Anticamente, sotto al porticato, si riuniva la “vicìnia”, il consiglio di tutti capofamiglia della comunità, per discutere e deliberare intorno alle cose di interesse generale.
Molto interessante anche la cappelletta di Santa Lucia, situata a nord della Centa. E’ una costruzione di ridotte dimensioni; il pavimento è situato sotto il piano di campagna e vi si accede scendendo quattro piccoli gradini. L’interno è affrescato: sulla parete di fronte si può ammirare un angelo raffigurato sopra le nuvole; sulla parete a destra è rappresentata Santa Lucia con i suoi attributi; sulla parete di sinistra, invece, si trovano due finestrelle rettangolari, strette e lunghe, terminanti ad arco. In passato, il pavimento di questa cappelletta era invaso dall’acqua di risorgiva, un’acqua cristallina che sgorgava nei pressi della Centa e che si riteneva miracolosa; molti fedeli, infatti, si affacciavano all’interno di questa cappelletta e si bagnavano gli occhi con l’acqua per ottenere benefici alla vista.
Il complesso della Centa è situato in Via Leonardo da Vinci, civ.62.
Dopo aver ammirato questo antico borgo, si prosegue verso la località di Strassoldo, seguendo la S.P.108.
Dopo circa 2,5 km., subito dopo il ponticello sul canale Barissada, si svolta a sinistra per
“borgo Novacco” (poco prima della tenuta dell’azienda vitivinicola “Cà Bolani” denominata “Molin di Ponte”): una strada bianca lunga ca. 700 m., confinante con la tenuta predetta, porta all’antico borgo rurale di Novacco (Novach o Noacc), localmente chiamato “Navuac” o “Nauac”, in lingua friulana.
Sul nome di Novacco, qualcuno ipotizza che si riferisca ad un prediale celtico-romano, come proprietà di “Novus” e secondo altri, molto più probabilmente, ad un toponimo di origine slava “Novak” che starebbe per “novale”, ossia “terreno ridotto da poco a coltura”.
Qui, oltre all’antico mulino, si potrà ammirare la quattrocentesca “casa Murer”, un interessante edificio di epoca medioevale.
Il MulinoNovacco è ubicato sulla Roggia chiamata Barissada o dei Molari che è un affluente del fiume Aussa (nasce nelle campagne di Joannis, a pochi metri dalla “Centa”) ed era uno dei mulini più antichi e più grandi della Bassa Friulana; se ne trovano tracce in alcuni documenti risalenti al 1166. Era un mulino dotato prima di quattro ruote, salite poi a cinque ed infine a sette ruote e veniva utilizzato sia per la pilatura dell’orzo che per la molitura dei cereali; inoltre, per un periodo non molto lungo, in questo mulino veniva anche battuta la canapa ( nella toponomastica locale, infatti, esisteva un appezzamento di terreno chiamato “Canaiparo” dove veniva coltivata appunto la canapa).
All’interno del mulino, oggi ben restaurato, si possono osservare ben nove pile (quelle che venivano utilizzate per la pilatura dell’orzo) ed una antica macina in pietra, mentre dei restanti macchinari o dei pestelli non vi è traccia in quanto sono andati perduti.
Fino al 1400 il mulino faceva parte dei possedimenti del Patriarcato. In seguito la proprietà passò ai conti di Strassoldo.
Nel 1823 il mulino venne acquistato da Gabriele Ponton di Aiello del Friuli che in seguito lo diede in dote alla figlia andata in sposa ad un certo Colavini di Trivignano.
Più tardi, i due figli Colavini Gabriele e Valentino si spartirono la proprietà che allora era costituita dal mulino e dalla attuale “casa Murer”, all’epoca adibita ad abitazione del mugnaio. A Gabriele venne assegnata la casa di abitazione mentre al fratello Valentino toccò il mulino. E fu proprio Colavini Valentino ad ingrandire il mulino tra gli anni 1860 e 1870, sia in altezza che in estensione, ricavando ulteriori spazi per la produzione e per l’abitazione.
In seguito la proprietà passò al figlio di Valentino, Colavini Arturo detto “Marion” (noto per la sua attività di pittore) che qui nacque, e dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti a Monaco di Baviera ed aver soggiornato in diverse città europee, risiedette per diversi anni nel fabbricato, fino al 1910, per poi trasferirsi a Udine.
Il mulino quindi venne acquistato dalla famiglia Milocco di Fiumicello.
Durante la Prima Guerra Mondiale alcuni soldati italiani soggiornarono nei granai del mulino: infatti sono tuttora visibili due disegni che risalgono a quell’epoca e che sono stati eseguiti dai soldati stessi (rappresentano paesaggi e scene di guerra).
La famiglia Milocco introdusse una importante innovazione e precisamente: sostituirono gran parte delle ruote con una turbina inserita in una struttura di cemento; questo sistema erogava una potenza fino a 26 CV., potenza che oggi appare ridicola ma che all’epoca era ragguardevole.
Nel 1939 la famiglia Milocco si trasferì a Fiumicello dove tuttora gestisce il Mulino omonimo, nel mentre la proprietà passò a Viola Antonio. Attualmente è di proprietà del figlio Viola Aldo, che lo ha trasformato in residenza. Il Mulino Novacco ha cessato l’attività nel 1950.
Fino agli anni 1970-1980, sullo stesso corso d’acqua, ma più a valle, esisteva pure un altro mulino chiamato “Mulin di Ponte”, nel territorio di Cervignano del Friuli, vicino al borgo di Strassoldo.
Oggi, in località Mulin di Ponte, trova sede la tenuta vitivinicola dell’azienda Cà Bolani, chiamata “MOLIN DI PONTE”.
E’ una tenuta di grandi dimensioni ed è stata riportata dalla famiglia Zonin, al primitivo splendore ed oggi rappresenta un’autentica gemma della vitivinicoltura friulana.
L’azienda produce ottimi vini bianchi tra i quali Pinot Grigio, Sauvignon, Traminer, Tocai Friulano, Chardonnay, Müller Thurgau ed anche rossi d’eccellenza come Cabernet, Merlot e Refosco dal peduncolo rosso.
Nella tenuta “Molin di Ponte”, previa prenotazione, si possono effettuare degustazioni di vini abbinati a prodotti tipici, visite guidate alle cantine ed ai vigneti, tour in fuoristrada e percorsi in mountain-bike che sono disponibili presso la tenuta (le biciclette si possono anche noleggiare).
Dopo la visita del borgo si prosegue per la strada bianca, per circa 1 Km., quindi si svolta a destra e dopo 1 Km. si raggiunge la
frazione di Alture, in Comune di Ruda.
Sulla destra, prima del centro abitato potrete ammirare Villa Antonini, in corso di ristrutturazione, attualmente sede della “barricheria” della tenuta “Cà Bolani”.
Si svolta a sinistra, verso Saciletto, si oltrepassa il paese e si gira subito a sinistra, seguendo l’indicazione “località Mulino Braidis o Brandis”.
A poca distanza, sulla roggia denominata Acronica, si trova il complesso del
Mulino BRAIDIS, Brandis o Sardon, (nel territorio del Comune di Aiello del Friuli) situato tra il Mulino Miceu ed il Mulino Nuovo di Alture.
Il nome del mulino deriva dal fatto che per un certo periodo il mulino fu di proprietà della famiglia dei Brandis, nobili cividalesi, mentre fu gestito per circa 300 anni dalla famiglia Sardon di Aiello, originaria proprio di questo luogo.
Questo mulino è rimasto in attività fino al 1920 circa; nel corso degli anni, le attrezzature molitorie sono andate perdute ed anche la ruota è stata smantellata. Il fabbricato che ospitava il mulino, ora ha cambiato destinazione d’uso mentre nella corte è situato il vecchio fabbricato che ospitava l’abitazione del mugnaio con gli annessi rustici.
Quindi si ritorna indietro, si prosegue su Via dei Mulini e dopo circa 600 m., poco prima della curva per Saciletto, si svolta a destra e percorrendo un lungo vialetto di pini marittimi, si raggiunge dapprima il Parco del Mulino di Alture e quindi i fabbricati restaurati del mulino medesimo.
Questo mulino veniva detto anche “Mulino Nuovo”; nel XV secolo veniva chiamato
“Mulino Nuovo di Alture presso Saciletto” per distinguerlo dagli altri mulini più antichi che esistevano nelle immediate vicinanze. E’ situato sulla Roggia dei Prati, in un ambiente particolarmente suggestivo; è dotato di una maestosa ruota in ferro che viene mossa dalla corrente dell’acqua.
Nel XVI secolo questo mulino possedeva pure mazzuoli per battere il lino ed una pila per follare i panni.
Anticamente il mulino era di proprietà di un certo conte Giusto Strassoldo mentre attualmente è di proprietà della famiglia Simonetti che lo ha splendidamente restaurato, evidenziando pareti in pietra e sasso.
In un locale sono conservate parte delle antiche attrezzature molitorie, tra cui le pile per l’orzo.
Nelle terre della Bassa Pianura Friulana, nei secoli scorsi, erano attivi numerosissimi mulini ad acqua, in quanto terra ricca di acque, soprattutto di risorgiva.
Le rogge, alimentate da queste acque di risorgiva, hanno la prerogativa di scorrere in tutti i mesi dell’anno e d’inverno non gelano perché la temperatura dell’acqua si mantiene quasi sempre costante (tra i 12 e i 15 gradi C. ca.).
Pertanto gli opifici od i mulini che utilizzavano queste acque come forza motrice potevano svolgere la propria attività con continuità, tutto l’anno, a differenza di quelli situati più a nord, dove le acque gelavano durante la stagione più fredda.
In questi mulini di Bassa Pianura si recavano anche popolazioni provenienti da zone lontane, povere di acque, o con mulini attivi soltanto per alcuni periodi dell’anno. Infatti, per secoli, ai mulini situati sui canali navigabili di queste zone, giunsero popolazioni provenienti persino dall’Istria, con barconi carichi di granaglie da macinare.
Si ritorna indietro per il vialetto alberato e quindi si svolta a destra proseguendo per Saciletto. Raggiunto l’abitato di:
Saciletto si svolta a sinistra, passando davanti alla maestosa
Villa Antonini-d’Angeri, Pilo di Boyl, costruzione risalente al XIII sec., rimaneggiata nei secoli successivi.
Il complesso è costituito dalla villa, dagli annessi rustici e dalla cappella gentilizia dedicata a S.Antonio di Padova; quest’ultima è una costruzione che viene fatta risalire al tardo Seicento ed ai primi anni del secolo successivo.
Il paese di Saciletto, di origine medioevale, nacque attorno ad un antico maniero, sulle rovine del quale venne poi costruito un grande palazzo che attualmente viene popolarmente chiamato “Il Castello”.
Quindi, girando attorno alla cinta muraria merlata della villa e all’immenso Parco, si prosegue sulla S.P. 30, in direzione di Perteole, che dista ca. 0,5 Km.
Perteole, l’antica “Pertegulis”: in questo borgo rurale si può visitare
la chiesetta di S.Andrea e S. Anna risalente al IX secolo ma più volte ricostruita, divenuta famosa per il “tesoro” di oltre mille monete d’argento patriarcali, che è stato rinvenuto nel 1989, dentro ad un’anfora, durante alcuni lavori di restauro.
La chiesetta si trova ad un bivio di una antica strada romana che da Aquileia portava a Cividale.
Ha un campanile a vela con bifora campanaria. All’interno si possono vedere i resti della precedente costruzione, forse la chiesa od un edificio romano esistente in questo sito.
Nel Cinquecento questa chiesa subì alcune modifiche, testimoniate dai due cicli di affreschi presenti all’interno: uno di questi è stato staccato e posizionato sulla parete dove è situato il portone di entrata principale. L’affresco sottostante, rimasto nell’arco della zona absidale, è di epoca duecentesca, con colori vivaci e particolari decorazioni; risulta discretamente conservato ed è attribuibile ad un pittore ignoto di Perteole.
Su ciascuno dei due lati dell’aula corre uno scalino, una specie di sedile in muratura, anticamente destinato ai fedeli.
Sulla parete di destra, accanto ad alcune antiche croci di consacrazione, è stato posizionato il piano dell’antico altare, di epoca longobarda (la parte rimanente dell’altare, invece, compresa la pala, sono state trafugate). Nei pressi del portone principale è situata una antica acquasantiera.
Il pavimento originale era in terra battuta; l’attuale pavimento, in coccio-pesto, è stato fatto di recente, durante gli ultimi lavori di restauro. Nella parte più vecchia del pavimento, oltre il gradino in pietra, è visibile una pietra tombale: in questo luogo infatti sono stati sepolti cinque preti.
Questa Chiesa viene aperta tre volte all’anno, nelle ricorrenze di S. Andrea, di S.Anna ed il I° novembre. (E’ visitabile anche su richiesta: per prenotazioni rivolgersi alla Parrocchia di Perteole).
All’esterno, attorno alla chiesa, fino al 1937, era situato il vecchio Cimitero parrocchiale; attualmente, in una parte dell’area è stato collocato un monumento ai Caduti.
A Perteole inoltre è esistente un raro esempio di archeologia industriale e cioè “l’Amideria Chiozza”, stabilimento che era destinato alla lavorazione ed alla produzione di amido di riso.
Al centro del paese esiste un complesso rurale con un imponente granaio risalente al primo Ottocento.
Quindi si prosegue fino in prossimità della Chiesa Parrocchiale e si svolta proprio dietro alla Chiesa dedicata a San Tommaso e Sant’Andrea, prendendo Via Diaz.
Dopo ca. 1 Km, subito dopo la proprietà dell’allevamento di suini, sulla parte sinistra della strada troverete quello che rimane del vecchio
Mulino Tininin situato sulla Roggia della Villa-Brischis; questo mulino era già esistente agli inizi del 1400, fu di proprietà dei conti Michieli ed in seguito della famiglia Carlet. Rimase in attività fino al 1935. Attualmente qui è esistente un maneggio per cavalli con alcune stalle ed è di proprietà della famiglia Di Giusti. La piccola costruzione del vecchio mulino è stata restaurata recentemente e si può osservare una della originarie quattro pale che è stata ricollocata in sito.
Questo mulino, nel XV secolo, veniva chiamato Mulino Lanira ed anche Mulino della Longa, nome derivante, con molta probabilità, dal nome di un corso d’acqua o di una località della zona.
L’attuale denominazione è invece attribuibile al soprannome di un mugnaio che lo gestì agli inizi dell’Ottocento, un certo Diblas Giuseppe, soprannominato “Tininin”.
Si prosegue quindi sulla strada bianca Via dei Pràz, per circa 1,5 km., in direzione di:
Aiello del Friuli dove si imbocca Via Dante Alighieri.
Si prosegue e si raggiunge il centro del paese di Aiello del Friuli noto anche come “paese delle meridiane” per la presenza di numerosi ed originali orologi solari. Qui infatti sono presenti circa 50 meridiane, sedici delle quali si possono osservare nel Cortile delle Meridiane, in Via F. Petrarca n. 1. Le altre meridiane, tutte molto originali, sono situate in diverse zone di Aiello ed alcune anche nelle frazioni del Comune.
Tra queste meridiane posso citare la singolare meridiana di Casa Battistutta-Maiori realizzata su un camino, ed anche quella del panificio Orso-Brandolin che è ornata dalla figura del fornaio mentre sforna il pane; la “sfera armillare” presente in Piazza della Posta ed il complesso gnomonico “Meridiana Universale” situato in Piazzetta di via Genova Cavalleria.
La più vanitosa è stata realizzata su uno spigolo, orientato perfettamente a sud, del fabbricato in Via G. Cavalleria n. 28: è formata da due quadranti speculari tra loro che vengono illuminati a mezzogiorno, contemporaneamente.
La più raffinata è quella presente a Casa Malacrea-Ferlat, in Via D. Alighieri n.10: è dipinta su formelle di ceramica cotte a 900° di temperatura, per resistere nel tempo.
La più appariscente è invece quella di Casa Vilari, in piazza Roma: è una meridiana a “riflessione” e segna l’ora solare del fuso con una macchia di luce riflessa da uno specchio che funge la gnomone.
La più storica e poetica è quella di Casa Marcon-Sabbadini in via G. Marconi n. 37: raffigura la città fortezza di Palmanova ed il motto è: “Illuminiamoci d’immenso”.
La più religiosa quella su una parete della Canonica di Aiello: il motto è composto da tre scritte del Vangelo secondo Giovanni, in lingua originale.
La più mitologica quella su casa Tomasin-Fort, in via G. Marconi n.81: qui è rappresentato il dio del Sole, Febo, mentre tende l’arco per lanciare la sua freccia (che è rappresentata dallo stilo della meridiana stessa) verso il cielo.
La più asburgica è rappresentata a Casa Plet-Bracelli, in via C.Cavour n. 38: è raffigurata l’aquila bicipite, stemma degli Asburgo, in ricordo del dominio dell’Impero d’Austria ad Aiello,durato ben 402 anni.
La più agreste è situata in Via G. Oberdan n. 2, raffigura la crescita di un cereale dalla semina al raccolto (è la meridiana del negozio di prodotti per orto e giardino).
La più allegra quella su Casa Pinat-Fabio a Joannis che reca il motto: “Je simpri ora di bevi un tai” (E’ sempre ora di bere un bicchiere di vino).
La più curiosa è formata dalle “tre meridiane” su marmo, ed è a Joannis, su pareti della Chiesa Parrocchiale di Sant’Agnese: quella sul lato sud-est segna le ore del mattino, quella sul lato sud ovest segna le ore del pomeriggio mentre quella presente sullo spigolo della chiesa rivolto a sud segna il mezzodì.
La più nobiliare è quella di Palazzo Frangipane a Joannis: infatti sotto il quadrante è raffigurato lo stemma del casato.
La più antica invece è presente su Casa Buiat, ex Mulino Braidis, in località Braidis, con uno stilo consumato dal tempo.
Una tra le più semplici è quella di Mulino Novacco, sulla facciata di Casa Viola (ex mulino): sul quadrante sono disegnate le sole linee orarie che col tempo sono sbiadite e quindi risultano poco visibili.
Ad Aiello merita una visita anche il complesso rurale che ospita il
Museo della Civiltà Contadina del Friuli Imperiale sito all’angolo tra Viale Vittorio Emanuele II e Via Petrarca (per la prenotazione delle visite guidate al Museo ed al Cortile delle Meridiane è possibile telefonare al n.0431/998770).
Ad Aiello si possono ammirare anche notevoli dimore storiche dalle imponenti facciate come:
Villa Peteani-Steimberg d’Attems, Villa de Fin-Teuffenbach, l’ottocentesca Villa Michieli-Zamparini con l’annessa cappella gentilizia della Santissima Trinità nonché Villa Strassoldo-Parisi-Sabot, tuttesituate in località “Pascut”;
il Castello de Bona-Urbanis, localmente chiamato “Cjiscjel” ovvero “Castello”, che sorge sui resti di una costruzione fortificata tardomedioevale, molto probabilmente su una torre di guardia edificata in epoca patriarcale.
In questa località immersa nella campagna del Friuli Orientale, ci sono Borghi interessanti come Borgo dei Frati che viene così chiamato perché qui esiste il complesso conventuale di San Domenico, risalente al 1700. Inoltre, nei pressi della piazza della Chiesa è situato il Borgo della Moravizza (Via Cavour), dalle case caratteristiche.
Si prosegue fino in Via Petrarca e più avanti, poco prima della “Casa per Anziani”, si gira a sinistra, in località Mulino Miceu, si passa davanti alla discarica e si prosegue, tenendo la destra, su strada bianca per circa 2 km., fino al vecchio
Mulino MICEU, situato sulla Roggia dei Prati. Questo è un mulino di antiche origini : infatti veniva citato già nel 1300. Nel 1500 veniva chiamato “Mulino del Volto”, molto probabilmente per una curva del corso d’acqua che lo alimentava. Fu di proprietà di una famiglia nobile cividalese, la famiglia Salon o Saloni.
Era conosciuto con diversi nomi: “Mulino della Covizza” (una roggia che corre nei dintorni), oppure come “Mulino de Fin” (infatti nel XVII secolo apparteneva alla famiglia de Fin), o “Mulino del Salone” (dal nome della famiglia proprietaria, i Salon) ma veniva anche chiamato “Mulino di Gespe” o “Mulino di Micôr”, affittuari che si sono succeduti nel corso degli anni.
Questo mulino appare fatiscente ed in stato di abbandono; anche parte degli annessi rustici che erano stati trasformati in scuderie per cavalli, attualmente risultano inutilizzati ed alquanto vetusti.
La vecchia ruota in ferro del mulino è stata smantellata. Gli interni non sono visitabili, data la precarietà delle costruzioni.
Quindi si prosegue in direzione di Joannis, si passa davanti alle serre Bearzot ed alla Villa Ines, si svolta a sinistra in direzione del centro di JOANNIS, si segue la S.P. n° 108 e dopo circa km. 3,5 si raggiunge il suggestivo
borgo medioevale di Strassoldo, circondato da corsi d’acqua e risorgive, dove oltre al Castello di Sopra ed al Castello di Sotto, da sempre di proprietà della famiglia Strassoldo-Graffemberg si può ammirare la pregevole chiesa trecentesca di S.Maria in Vineis, situata fuori del circuito murato, con un importante ciclo di affreschi, all’interno, risalente alla seconda metà del ‘300, raffigurante Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento. Questa Chiesetta, situata nell’antichissimo Borgo Viola (vicolo S.Maria di Vineis), a lato di Villa Vitas, è una tra le più antiche del Friuli Orientale (per le visite ci si può rivolgere alla locale Pro Loco).
In questo borgo si possono osservare anche due vecchi Mulini ed il rustico del vecchio Mulino del Castello di Sotto.
Molto interessante è anche la Cappella privata del Castello di Sotto: è dedicata a San Marco, risale al 1575 e conserva una pregevole “Madonna vestita”. La cappella è stata realizzata sui resti di una torre ed è stata restaurata nel 1728.
Su prenotazione è visitabile anche parte del Castello di Sotto con la vecchia cucina friulana e l’antico corpo di guardia.
Di notevole interesse è anche il PARCO del Castello di Sotto, un giardino paesaggistico tra i più interessanti del Friuli, per la presenza di due peschiere e di piante rare; è ricco di statue settecentesche e si può ammirare anche una fonte antica nel giardino antistante il castello.
Si entra da Via dei Castelli dove si vedono ancora i resti della duecentesca “Porta Cisis” nonché i resti di una cerchia di mura merlate.
Si supera il primo ponticello e dietro alla chiesa di San Marco, sulla roggia, è situata la vecchia pila del Castello di Sotto.
Quindi, superato il secondo ponticello si potrà osservare
la Pila dell’antico “Mulino del Castello di Strassoldo”, situato nell’area del Castello di Sopra. Questo Mulino, attualmente di proprietà della contessa Lella Williams di Strassoldo, è situato sulla “Roggia del Mulin del Bosco”. Anticamente apparteneva al Patriarcato di Aquileia e quindi in seguito passò ai conti di Strassoldo; è rimasto in attività per circa 700 anni e dall’ottobre del 1972 ha chiuso i battenti.
Il Castello di Sopra comprende i resti trecenteschi della cinta muraria e del Torrione di epoca ottoniana, risalente al X° sec., il più antico del Friuli.
Dal Torrione si sviluppa il palazzo signorile, che termina con un “coretto” che collega il palazzo all’antica cappella gentilizia del castello, la Chiesa di San Nicolò. In questa chiesa si sposarono, nel febbraio 1798, il feldmaresciallo Josef Radezky con la contessina Franziska Romana di Strassoldo-Graffemberg.
Fuori dalle mura, a sinistra, è situatala “Casa delle Vedove”, così chiamata perché era riservata alle castellane che si trovavano in quella condizione. Attualmente è sede della Canonica.
L’altro mulino chiamato “Mulin del Bosco” o “Mulino bruciato”, di origine medioevale, si trova a nord di Strassoldo, poco distante dal borgo del Castello di Sopra, all’inizio di via Torat. Attualmente appartiene alla famiglia Terenzani che vi risiede. L’attività nel mulino è cessata definitivamente all’inizio del 1900 ed ultimamente è stata smantellata anche la ruota. Tutti i macchinari del mulino invece sono funzionanti: si potranno ammirare le macine, le pile, le tramogge ed altre attrezzature molitorie.
Per la visita su prenotazione si consiglia di telefonare alla fam. Terenzani (tel.0431/93175).
Dopo la visita al borgo di Strassoldo si imbocca la strada asfaltata del Mulino del Bosco e si prosegue per circa 2 Km. fino a località Antonini, a
Privano, frazione del Comune di Bagnaria Arsa.
In questa località c’è la possibilità di visitare, su prenotazione, la “Tenuta BELTRAME”, una splendida azienda vitivinicola, la cui cantina è situata a sinistra, in un complesso di notevole interesse; è stata ricavata in una ala della Villa Antonini e la parte più antica risale al 1600 ca. L’azienda produce vini bianchi (Pinot grigio, Pinot Bianco, Chardonnay, Savignon, Tocai Friulano, Verduzzo Friulano) e vini rossi (Merlot, Cabernet, Sauvignon, Cabernet Franc, Refosco dal Peduncolo Rosso, Pinot Nero e Tazzelenghe).
Nella tenuta, tra le vigne, si potrà ammirare anche l’ancona di Santa Lucia.
Sulla storia di questa ancona è legata una antica leggenda. Si narra, che in tempi remoti, furono edificate quattro di queste ancone, tutte rappresentanti la Santa, e che sotto ad una sola di queste venne sepolto un tesoro. Ma esisteva anche una maledizione che sarebbe ricaduta su coloro che avessero distrutto l’ancona per cercare il tesoro. Due di queste ancone votive sono state però distrutte da due persone che, incuranti della maledizione, cercavano affannosamente il tesoro: in seguito, sono cadute in disgrazia. Delle altre due ancone rimaste, una è quella che si trova nella tenuta, mentre dell’altra, che dovrebbe essere situata in qualche altra località della zona, per il momento non vi è traccia.
Da località Antonini, si continua fino al centro del paese, si svolta a sinistra per Via della Vittoria, si prosegue fino all’ultima casa di Privano, in località Michieli e quindi si svolta a destra sulla strada bianca Via Privano, chiamata “la Bassa di Privano” che passando sotto l’ autostrada e davanti ad un maneggio di cavalli, in breve raggiunge il borgo di San Lorenzo, in prossimità di Palmanova.
Quindi svoltando a sinistra e poi a destra si arriva nuovamente nella città stellata e attraverso la monumentale “Porta Aquileia” detta anche “Porta Marittima” si prosegue su Borgo Aquileia che confluisce direttamente su Piazza Grande, dove ha avuto inizio questo particolare itinerario.
Lunghezza del percorso: ca. 33 Km.
Durata approssimativa del percorso: 5 ore circa (comprese piccole soste), con possibilità di frazionare l’itinerario in due parti e precisamente:
l’ultima parte del programma che prevede la visita del Borgo di STRASSOLDO si può effettuare nel seguente modo:
ITINERARIO N. 2
Partenza da Palmanova :
uscendo dalla porta Marittima (Porta Aquileia), seguire la strada detta la “Bassa di Privano” che parte dalla borgata di San Lorenzo, appena fuori dalle mura di Palmanova (a sinistra di Viale Taglio): si prende la prima strada a destra che si trova proprio dietro alle case popolari situate sul fronte strada. Si passa davanti ad un maneggio per cavalli (qui la strada diventa bianca), si passa sotto l’ autostrada e si raggiunge in breve l’abitato di
PRIVANO, in località Michieli.
Quindi si svolta a sinistra, verso Privano, su strada asfaltata; si prosegue fino in località Uttano e si continua, sempre dritti, passando davanti all’antica Centa, verso il
borgo di JOANNIS, per una breve visita alla località.
In fondo a Via Garibaldi si svolta a destra e si prosegue verso AIELLO DEL FRIULI per un approfondimento sulla caratteristica località, chiamata “il paese delle meridiane” (vedi itinerario n.1).
Si ritorna indietro, verso JOANNIS, si prosegue per Via Mazzini e seguendo la S.P. n°108 ci si dirige verso la località di STRASSOLDO per la visita del Borgo e dei caratteristici mulini. (vedi descrizione itinerario n.1).
Quindi si rientra a Palmanova seguendo la strada asfaltata che passa davanti al Mulin del Bosco ed in 2 Km. si raggiunge
località “Antonini” a PRIVANO di Bagnaria Arsa.
Si prosegue fino in fondo a Via della Chiesa e si svolta a sinistra, si imbocca Via della Vittoria e si prosegue fino in località “Michieli”. Raggiunta l’ultima casa del paese, si volta a destra, su Via Privano, si passa sotto all’autostrada ed in breve (ca.2,7 Km.) si raggiunge la borgata di San Lorenzo.
Qui si svolta a sinistra e subito dopo a destra, verso la città stellata di PALMANOVA.
Lunghezza del percorso n. 2: ca. 16 Km.
Durata approssimativa del percorso: 3-4 ore circa (a seconda delle soste)
INFORMAZIONI :
Sul percorso ci sono alcune fontane pubbliche con acqua potabile (una è situata a Joannis di Aiello del Friuli, nella piazzetta vicino al pozzo di Via Garibaldi; un’altra invece si trova di fronte a Casa Viola, a Borgo Novacco). Per quanto riguarda i servizi igienici si dovranno utilizzare quelli degli esercizi pubblici.
Si segnala che sul percorso c’è la possibilità di fermarsi: sono esistenti bar, trattorie e ristori agrituristici dove fare una piccola sosta per consumare uno spuntino od un pranzo rustico.
Per chi volesse abbinare l’escursione ad altre escursioni interessanti che si possono effettuare nelle zone limitrofe e volesse fermarsi per più giorni, c’è la possibilità di pernottamento sia in strutture agrituristiche, in case per ferie od in B&B, con costi contenuti.
Per informazioni e per visite organizzate inviare
e-mail a : 3493651639@vodafone.it
Periodo consigliato : Primavera – Autunno o durante l’estate, in giornate non molto calde.
Abbigliamento consigliato: tuta ginnica o abbigliamento pratico, adatto per una gita in bicicletta, compreso un kay-way o giacca a vento, da utilizzare in caso di necessità.
Tipo dei percorsi : facile (tutti i percorsi si svolgono su terreno pianeggiante), da effettuare in bici.
Questi itinerari si possono effettuare anche in macchina; pertanto si potranno seguire le strade asfaltate, consultando semplicemente la cartina stradale. I tempi di percorrenza saranno certamente ridotti, rispetto a quelli segnalati. Gli itinerari proposti saranno comunque interessanti ma saranno privi del fascino, suggestioni ed emozioni che soltanto un percorso effettuato in bicicletta, a stretto contatto con la natura, potrà regalarvi.